L’ASCENSIONE : i suoi riti da tempo dimenticati

di Cesare Paperini

Il significato dell’Ascensione
San Giovanni nel quarto Vangelo, pone il trionfo di Cristo nella sua completezza nella Resurrezione, e del resto anche gli altri evangelisti dando scarso rilievo all’Ascensione, confermano che la vera ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, sia avvenuta il mattino di Pasqua, evento sfuggito ad ogni esperienza e fuori da ogni umano controllo.
Quindi correggendo una mentalità sufficientemente diffusa, i testi evangelici invitano a collocare l’ascensione e l’intronizzazione di Gesù alla destra del Padre, nello stesso giorno della sua morte, egli è tornato poi dal Cielo per manifestarsi ai suoi e completare la sua predicazione per un periodo di ‘quaranta’ giorni.
Quindi l’Ascensione raccontata da Luca, Marco e dagli Atti degli Apostoli, non si riferisce al primo ingresso del Salvatore nella gloria, quanto piuttosto l’ultima apparizione e partenza che chiude le sue manifestazioni visibili sulla terra.
Pertanto l’intento dei racconti dell’Ascensione non è quello di descrivere il reale ritorno al Padre, ma di far conoscere alcuni tratti dell’ultima manifestazione di Gesù, una manifestazione di congedo, necessaria perché Egli deve ritornare al Padre per completare tutta la Redenzione: “Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò” (Giov. 16, 5-7).
Il catechismo della Chiesa Cattolica dà all’Ascensione questa definizione: “Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto”.
La celebrazione della festa liturgica e civile

La prima testimonianza della festa dell’Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il vescovo di Cesarea, Eusebio (265-340); la festa cadendo nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, è festa mobile e in alcune Nazioni cattoliche è festa di precetto, riconosciuta nel calendario civile a tutti gli effetti.
In Italia previo accordo con lo Stato Italiano, che richiedeva una riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti festivi, la CEI ha fissato la festa liturgica e civile, nella domenica successiva ai canonici 40 giorni dopo Pasqua.
La processione (1780/1965)
Era eseguita in grande pompa e rappresentata dalle autorità del clero che politiche, in alcuni paesi del sud Italia le figure dei santi in processione oltre a Gesù risorto vi era la Maria addolorata, le confraternite esponevano con la mano destra un piccola croce in legno.Le vie erano rigorosamente addobbate con fiori e drappi sui balconi.
San Cesario di Lecce
Vi furono solo cerimonie in chiesa la processione avveniva a Lecce e vi era questo trasferimento dei devoti verso il capoluogo a piedi capitanati dai sacerdoti e da cori religiosi.
Nel 1918 per il rientro dei reduci dalla guerra mondiale si volle ringraziare il Signore e inizio una voluta e sentita processione con invito di canonici del vescovato di Lecce, alla processione aderivano i comuni vicini con parrocchiani e parroci, oltre alla croce sfilava la statua di Gesù risorto. L’evento si susseguì sino al 1939 con l’inizio della seconda guerra mondiale tale ricorrenza tornò a essere seguita o in chiesa o a Lecce.

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