Volti&orme| 4 Novembre: il ricordo della Grande Guerra per i cittadini di San Cesario di Lecce
I giovani sopravvissuti hanno
riferito ai nostri compaesani di numerose azioni, di combattimenti ravvicinati
col nemico, della morte tra le proprie braccia di commilitoni che hanno
seppellito, raccontavano con immagini drammatiche che nell’infuriare della
battaglia “i proiettili sciamano come api”; i razzi illuminano il cielo “come
fuochi d’artificio”; per scavare i camminamenti “si lavora come tanti asini”; i
soldati sono così malridotti che “non sembrano neppure soldati ma contadini”;
vanno all’assalto avanti e indietro “come le onde del mare”; lo scoppio delle
granate è anticipato da un sibilo “come il fischio di un treno”; “i poveri
soldati nostri cadono come foglie secche al vento”.E poi sempre dalle parole
dei nostri soldati nelle trincee non c’erano solo acqua e fango; non solo
infestazione di pidocchi, ma anche di topi; e il diffondersi di epidemie, tifo,
colera, dissenteria. C’era non infrequente il fuoco amico. C’era la
distribuzione abbondante di alcool ai soldati prima dell’assalto alla
baionetta.
Questa è la Guerra per San
Cesario di Lecce, per le nostre famiglie. Il Censimento del 1901 rileva 5116
abitanti residenti di fatto a San Cesario di Lecce di cui la metà uomini e
quindi alla fine della guerra 4 uomini sancesariani ogni 100 non c’erano più.
Una tragedia per tutta la nostra Comunità. Oggi quando accade un incidente in
cui perdono la vita i nostri giovani tutta la Comunità ne rimane sconvolta. Non
riesco a immaginare lo strazio e il dolore delle famiglie di San Cesario
all’arrivo delle notizie della morte di un loro ragazzo.
E allora ricordiamoli questi
nostri compaesani, non solo per onorarli ma soprattutto per rinnovare
quotidianamente la nostra aspirazione alla pace e l'impegno costante per
costruirla e consolidarla.
Antonio Bruno Ferro
Commenti
Posta un commento