SAN CESARIO DI LECCE IN FESTA PER IL SANTO PATRONO.

Lu largu te lu palazzu chinu te gente, nnu mare te gente. Una processione che nemmeno a Gallipoli era così imponente per Santa Cristina. A San Cesario di Lecce il giorno della Festa Patronale ovvero la quarta domenica di Luglio, giorno in cui si ricorda la traslazione della Santa Reliquia dal Palazzo Ducale alla Chiesa Matrice, avvenuta nel 1724, ecco arrivare le confraternite da ogni dove per concentrarsi tutte davanti alla Chiesa Madre. Da qui ecco uscire la statua del santo che viene portata in testa alla processione, e tutti gli altri dietro. In giro per le strade del nostro paese.
Il Comitato feste patronali per la festa di San Cesario si dava un gran da fare. I componenti raccoglievano offerte per la festa passando per ogni casa e in piazza con una cassetta di legno che aveva davanti l’effige del santo Patrono. Sbattevano quella cassetta e si sentiva il suono delle monete da 50 e da 100 lire, rare le offerte con 500 lire d’argento.
La banda con le arie dalle Opere del Melodramma italiano. Verdi, Puccini, Rossini che riecheggiano allu largu te lu palazzu con la loro musica appassionata.
Le nuceddrhe, immancabili, che abbondavano nei tavolini allestiti dal bar Patranello e bar Margiotta nella piazza insieme a fiumi di Birra TRECHER e di Peroni.
E poi LU SPUMONE te lu Scardinu a rretu la chiazza cuperta, che è disponibile ancora oggi anche se la dolce Marilù non ha più le bomboniere che hanno rappresentato il dono di battesimi, prime comunioni e cresime dei Sancesariani!
La “parazione”, mille luci e colori che abbagliavano i sancesariani a passeggio da via dante a Via lecce. Già la parazione e la cassa armonica.
E poi alla fine “li fuechi” picca viola ca costa caru!
Dal 1963 al 1967 ho partecipato sempre ai festeggiamenti del Santo Patrono, ma dal 1968 tutta la mia famiglia a giugno si trasferiva nella Masseria Pendinello a Nardò e facevamo ritorno a casa verso metà settembre, prima dell’inizio della scuola. Dal 1967 non ricordo più di aver preso parte alla festa prima degli anni del mio impegno civile prima nelle Associazioni Culturali, nella Radio Locale e infine nella Democrazia Cristiana per contribuire alla amministrazione della nostra Comunità
Queste ultime esperienze mi hanno fatto incontrare un grande Presidente della Radio ed Anche di festa patronale: Mesciu Alfiu. Si il grande, anzi grandissimo Alfio Maniglia. Solo lui è riuscito a portare la festa di san Cesario agli antichi splendori. Riusciva a coinvolgere e la gente dava i soldi, li dava con gusto. Sapete perché? Perché Mesciu Alfiu nci cretia ndaveru!
Non è per tutti. Chi non ci crede dovrebbe desistere! La festa è prima di tutto un  sogno, e lui sognava quella data, quelle bande e i cantanti del lunedì!
Dopo di lui non ho memoria della festa, è come se da allora, la quarta domenica di Luglio fossi alla Masseria  Pendinello, immerso in quei giardini nei pressi dell’antica colombaia e sotto la grande quercia, alla sua ombra.
Non ho più memoria della festa di San Cesario e pian piano che il tempo passa comincio a dimenticare anche l’ebbrezza di quei tempi, i sogni, i desideri e la bellezza dello stare insieme.
Ma io ci credo ancora. A cosa? Al fatto che il mio paese, questo san Cesario di Lecce, è il paese più bello del mondo, anche se nessuno dei suoi abitanti lo sa!






























Testo e ricordi di: Antonio Bruno 
Foto di: Alessio Marenaci

per vedere la prima parte del reportage cliccare qui:http://lacomunescle.blogspot.it/2014/08/san-cesario-di-lecce-in-festa-per-il.html

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